Questa pagina trae spunto da una serie di articoli pubblicati su Meridiana tra l’estate 2020 e la primavera 2021

Cosa portare?

Per chi dovesse essere alle prime armi e avere un primo approccio osservando il cielo, in questo articolo vorrei dare dei semplici consigli di come si può navigare in questa immensità senza perdere il “Nord”. Premetto che oggi come oggi, con i moderni mezzi di comunicazioni e le innumerevoli applicazioni adatte ai “telefonini”, ci troviamo con la possibilità di avere il mondo e il cielo in tasca. Beh, ma vuoi mettere un’osservazione “in diretta”? Per prima cosa troviamoci un posto magari appartato e lontano da fonti di luce diretta tipo lampioni stradali o insegne luminose. Per quelli che vogliono la comodità, una bella sdraio farebbe al caso per tenere le cervicali a riposo. Un valido aiuto ce lo dà una cartina del cielo della stagione in cui si guarda o una girevole dove si ha una visione del cielo di tutto l’anno, praticamente minuto per minuto. Se si ha a disposizione un binocolo, tanto meglio. Piccolo o grande che sia. Io uso un comunissimo 8×30 che ingrandisce o avvicina gli oggetti che si osservano di 8 volte su un diametro dell’obiettivo di 30mm oppure un 10×40 e quando mi trovo in alta montagna, per esempio durante i nostri Star-Party, uso il mio luminosissimo 8×56. Dimenticavo: per poter leggere le cartine o qualche testo è comodo avere una lampada frontale rigorosamente con luce rossa per evitare inutili abbagli e una piccola bussola per chi proprio non riesce la prima volta a trovare il Nord.

Estate

Mettiamoci ora comodi sulla sdraio, che abbiamo preventivamente collocata in direzione Nord-Sud con l’ausilio della bussola, con la testa rivolta verso Nord e aspettiamo un buon quarto d’ora al buio osservando l’insieme del cielo. Ci accorgeremo che man mano che il tempo passa le stelle che si vedono sono sempre più numerose e questo perché il nostro occhio si sta abituando all’oscurità ossia l’iride si apre lasciando passare più luce attraverso il cristallino. Sono ora le 22:00 dell’inizio del mese di giugno. Probabilmente non sarà ancora veramente buio, perché ci stiamo avvicinando al solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, ma guardando sopra di noi a mezza altezza possiamo vedere una bella stella di colore giallo: è Arturo la stella principale di Bootes (il pastore) e che sembra il prolungamento del timone del grande carro ossia dell’Orsa Maggiore che la si trova in direzione Nord alzando lo sguardo.

Quando si avrà un po’ più di dimestichezza a osservare con il binocolo, si potrà fare un tentativo a cercare un ammasso globulare che nello specifico è M3. Con il binocolo si centra Arturo e poi lentamente ci si sposta diagonalmente verso l’alto (Nord) e verso destra (Ovest), in gergo si dice “a ore 1:30” che è la direzione data dalla lancetta delle ore sul quadrante di un orologio, ed ecco che si potrà scorgere una piccola macchia lattiginosa. E pensare che questo batuffolo è formato da alcune centinaia di migliaia di stelle!

Andando ora sul timone del grande carro dove è ”piegato”, la stella che fa angolo si può notare che è doppia: Mizar la più luminosa e Alcor la più debole. Con l’ausilio del binocolo la visione sarà facilitata anche se a occhio nudo è una prova della nostra acuità visiva.

Verso inizio luglio e sempre dopo le 22:00 ecco che sulla sinistra (Est) si cominciano a vedere tre stelle brillanti che formano tra loro un grande triangolo detto appunto “triangolo estivo”: la prima è Vega nella costellazione della Lira, la seconda è Deneb nella costellazione del Cigno e più in basso Altair nell’Aquila.

Sono le 22:00 di inizio agosto e cominciamo a scrutare il cielo mentre lasciamo passare quel quarto d’ora necessario ad adattare i nostri occhi all’oscurità. Ecco sopra di noi, praticamente allo Zenit, apparire la seconda stella più luminosa dei nostri cieli: Vega, la stella α (alfa) della costellazione della Lira, costellazione che ci appare come un romboide direzionato verso Sud proprio sotto Vega. Questa stella ci appare al binocolo molto luminosa e di un color bianco tendente al blu, vista la sua temperatura superficiale molto elevata, di 30-40 mila gradi, e dalla giovane età.

Ora osservando a occhio nudo a ore 10 rispetto a Vega e alla distanza di un dito noteremo una piccolissima stella. Prendiamo ora il binocolo e cerchiamola. Oh, sono diventate due stelline! Sono ε1 e ε2 (Epsilon1 e 2). Quando ci capiterà di osservarle attraverso un buon telescopio con un centinaio di ingrandimenti, noteremo che queste due stelle sono a loro volta doppie molto strette, una in verticale e l’altra in orizzontale.

Scendiamo ora verso il basso, sul lato inferiore del romboide della Lira, esattamente a metà strada tra le due stelle che lo compongono (β e γ), troveremo la nebulosa anulare M57 visibile anch’essa solo al telescopio e qui non mi dilungo.


La Nebulosa anulare M57 ritratta dall’Hubble Space Telescople. Col binocolo non si vedrà così, ma vuoi mettere vederla dal “vivo”? (NASA, ESA, Hubble Heritage)

Facciamo ora un passo un po’ più difficile. A occhio nudo a circa una “spanna” a destra di Vega dovremmo vedere un piccolo quadrilatero trapezoidale di due dita di lato formato da stelle non troppo appariscenti. Ecco la parte centrale della costellazione di Ercole. Ora prendiamo il lato destro di questo quadrilatero e cerchiamo con il binocolo la stella superiore. Abbassiamoci lentamente verso la stella inferiore di questo lato (ore 5). A un terzo della distanza del lato vedremo un piccolo batuffolo lattiginoso che forma il vertice di un triangolo isoscele appiattito con due altre stelle. Finalmente vediamo M13: l’ammasso globulare. È il più grande e il più bello dei cieli boreali. Pensiamo soltanto che questa “macchiolina” contiene mezzo milione di stelle!

M13 (Sid Leach/Adam Block/Mount Lemmon SkyCenter 7 Licenza Creative Commons CC BY-SA 4.0)

Guardiamo ora a sinistra di Vega fino a trovare la prossima stella più brillante: Deneb, l’α del Cigno che come si nota dalla carta celeste ha la forma di una croce coricata (la forma di un cigno che vola, con le ali spiegate e il collo allungato) e dove Deneb indica la coda. La stella che si trova al lato opposto della croce è β Cygni (Albireo), l’occhio del cigno, che ha la particolarità di essere una stella doppia con una componente gialla e una blu, ma distinguibili solo con piccoli cannocchiali o binocoli con “forti” ingrandimenti (15/20x). Vediamo ora se riusciamo a trovare la “chicca” dei nostri cieli.

Albireo ripreso da Stefan Binnewies e Josef Pöpsel (Dettagli)

A “tre dita” sotto Albireo (ore 6) troviamo un gruppetto di stelle, un ammasso aperto, dalla forma particolare che ci ricorda una “gruccia” per appendere le camicie e molto ben visibile al binocolo (vedi foto) ma capovolto. È l’Ammasso di Brocchi o, appunto, dell’attaccapanni.

La posizione dell’Ammasso di Brocchi (Meridiana 267)

Se scendiamo ancora più a Sud troviamo Altair, α Aquilae. In questa costellazione non ho molto da osservare con dei binocoli, ma al telescopio troviamo alcune interessanti stelle doppie che possono servire per testare le qualità ottiche e il potere risolutivo di strumenti più grossi e la qualità  la stabilità dell’aria.

Autunno / Inizio inverno

Ci avviamo verso la stagione più fredda: forse useremo ancora la sdraio e allora bisognerà coprirsi davvero bene, forse la lasceremo riposare nello sgabuzzino fino all’anno prossimo. Comunque mettiamoci nella nostra posizione abituale e, dopo esserci acclimatati, volgiamo lo sguardo verso ovest. Ecco che vediamo ancora il triangolo estivo, formato da Vega, Deneb e Altair: giorno dopo giorno lasciano il posto ad altre costellazioni e tramontano sempre più presto, vuoi per l’accorciarsi delle giornate, vuoi per lo spostamento della Terra sulla sua traiettoria attorno al Sole.

Il cielo invernale (Elaborazione: Meridiana)

Guardiamo ora in alto, allo zenit, troviamo una strana costellazione che ha la forma di una W, ecco Cassiopea. Proviamo ora a numerare queste 5 stelle luminose partendo da quella più a destra: 1 (beta-Cas), 2 (alfa-Cas), 3 (gamma-Cas), 4 (delta-Cas), 5 (epsilon-Cas) e memorizziamole. Immaginiamo di tracciare ora una retta che dalla stella 3 passa per la stella 2 e continua verso sud fino a trovare una stella più luminosa: l’alfa di Andromeda. Questa stella ha una particolarità, appartiene a due costellazioni diverse: Andromeda, appunto, e Pegaso. Pegaso è il grande quadrato che ha alfa-And come angolo superiore sinistro: le altre tre si riconoscono abbastanza bene perché questa porzione di cielo è relativamente povera di stelle brillanti.

Ora proviamo a rifare il medesimo percorso: 3, 2 e alfa-And. A metà strada tra la 2 e alfa-And, fermiamo l’occhio e prendiamo il nostro binocolo. L’ideale sarebbe scegliere una serata senza Luna così da avere un fondo-cielo il più buio possibile. Da quella posizione, spostandoci leggermente verso sinistra, vedremo un oggetto oblungo, lattiginoso, messo quasi in orizzontale, ebbene questa è la galassia di Andromeda. È l’oggetto più distante visibile a occhio nudo, naturalmente sotto dei cieli belli bui come li possiamo trovare in alta montagna! Se leggiamo la sua scheda grafica e facciamo un po’ di mente locale, ci accorgiamo che la luce che vediamo ora è partita di là ben 2,5 milioni di anni fa, praticamente l’uomo sulla Terra non era ancora comparso!

La Galassia di Andromeda (David (Deddy) Dayag / Creative Commons CC BY-SA 4.0)

Proviamo a fare un’altra “passeggiata”. Partiamo ora dalla stella 3 (sempre di Cassiopea), andiamo verso la 4 e proseguiamo su questa retta fino a trovare la prima stella più brillante: l’alfa di Perseo. Anche qui, a metà strada e nel bel mezzo della Via Lattea, possiamo scorgere un leggerissimo chiarore che al binocolo si trasforma in un doppio ammasso stellare aperto formato da circa 670 stelle.

Con la coda dell’occhio noteremo sorgere da est un altro gruppetto di stelle e se abbiamo una buona vista ne dovremmo vedere 7. Personalmente la settima non sono mai riuscito a vederla. Molti confondono questo asterismo con l’Orsa Minore, per la sua forma di “carrettino”: sono le Pleiadi e ci preannunciano l’arrivo dell’inverno.

Le Pleiadi (Pablo Carlos Budassi / Creative Commons CC BY-SA 4.0)

Spostiamo ora lo sguardo leggermente verso destra, ovest, e aiutandoci con una cartina del cielo troveremo una sequenza di 5 stelle che formano una “J” coricata, ecco il primo segno zodiacale: l’Ariete. Appena sopra l’Ariete vediamo tre stelline che delimitano un triangolo. È, appunto, la costellazione del Triangolo e con un buon binocolo e cieli molto bui, giusto sopra il vertice destro potremmo scorgere, molto evanescente, la nebulosa, o meglio, la galassia a spirale M33. Nel prossimo numero di Meridiana ci addentreremo nel bellissimo cielo invernale: alla prossima.

Fine inverno / Inizio primavera

Stiamo per lasciare dietro di noi questo freddo inverno e volgiamo lo sguardo in avanti: tra qualche settimana risentiremo sulla nostra pelle, speriamo, il leggero tepore della primavera. Forse non oserete riprendere la cara sdraio che tanto era comoda durante le nostre serate osservative estive e autunnali . Beh, io ci provo.

Mi metto in posizione Nord-Sud e nell’attesa che le mie pupille si dilatino, comincio a osservare le stelle più brillanti. Alla mia destra, a Ovest, ne ho a bizzeffe e visto che i minuti e le ore, quando la serata è interessante, passano veloci, cominciamo da queste, perché questa parte di cielo sarà la prima a tramontare.

Se abbiamo un orizzonte abbastanza basso potremo vedere ancora: la costellazione dell’Ariete, l’ormai debole galassia di Andromeda, Cassiopea con sotto il doppio ammasso del Perseo e scendendo verso Sud-Ovest ritroveremo il notissimo ammasso aperto delle Pleiadi (M45): se lo osserviamo al binocolo, le 7 stelline diventeranno oltre 130.

Il doppio ammasso di Perseo (Dominique Dierick / Creative Commons CC BY-NC-ND 2.0)

Dopo esserci goduto questo splendore, spostiamoci di una piccola “spanna” verso sinistra (Est) e senza troppe difficoltà vedremo subito una bella stella luminosa e gialla: Aldebaran, la stella alfa della costellazione del Toro che al primo sguardo appare come una V coricata, composta da 5 stelle con l’alfa come vertice in basso. Ora scivoliamo con lo sguardo un po’ verso Nord finché un astro bianchissimo ferma il nostro sguardo: ecco Capella la stella alfa della costellazione dell’Auriga, anche questa formata principalmente da 5 stelle, ma con una forma di pentagono irregolare molto ben visibile a occhio nudo che si estende inferiormente a Capella.

Prendiamo un buon binocolo e scegliamo, se possibile, una serata senza Luna così da avere un cielo buio, perché gli oggetti diventano un pochino più evanescenti. Se puntiamo il binocolo nel centro del pentagono, dovremmo scorgere una piccola e debole nebbiolina di forma circolare: ecco l’ammasso aperto M38. Scendendo lentamente verso Sud ci apparirà, ma molto debolmente, M36 un altro batuffolino che al telescopio si mostra formato solo da alcune decine di stelle.

Scendiamo ancora un pochettino nella medesima direzione verso Sud e lì troveremo M37, un altro ammasso aperto, un po’ più appariscente, giusto a metà del lato inferiore del “pentagono” delimitato dalle stelle Beta (a destra) e Theta (a sinistra). Facciamo ancora un ultimo sforzo e continuiamo questa discesa ancora verso Sud mantenendo la medesima linea precedente finché ci imbatteremo nel quarto ammasso della serie: ecco M35, ricco di stelle che occupano uno spazio grande quasi come una Luna piena (28’).

E qui abbiamo sconfinato nei Gemelli, costellazione che si staglia a Sud-Est di Auriga, di forma rettangolare molto allungata. Le due stelle che delimitano il lato minore sinistro sono: Castore (alfa) più a Nord che al telescopio è una bella stella doppia e Polluce (beta) eccezionalmente più luminosa, sotto. Queste due stelle, a inizio marzo, si trovano praticamente allo zenit, proprio sopra le nostre teste.

Scivoliamo ora verso destra lungo il rettangolo finché troveremo la grande e inconfondibile costellazione di Orione, il guerriero, dove spiccano, già al primo colpo d’occhio, le tre stelle in fila che formano la cintura. Certo non potremo dimenticare la gigante rossa che è posta sulla sua spalla destra: Betelgeuse (alfa), 600 volte più grande del nostro Sole! Orione si può stilizzare come due trapezi, uno specchiato sull’altro, con le basi minori in comune che formano la cintura. Da buon guerriero alla cintura tiene infilata la spada che vediamo sotto forma di tre stelline in fila nella parte centrale del trapezio inferiore. Se ci concentriamo un po’ possiamo notare già a occhio nudo che in fondo alla spada c’è una certa nebulosità e che si accentua osservandola con un binocolo: è la grande nebulosa di Orione, M42, forse una delle più fotografate data la sua luminosità e grandezza (è stata anche oggetto della copertina di Meridiana numero 264). Ora, senza tante spiegazioni, in basso a sinistra di Orione salta subito all’occhio una fulgida e scintillante stella, la più luminosa dei nostri cieli: Sirio, l’alfa del Cane Maggiore, forse la seconda stella più vicina a noi (8,2 anni luce). Possiamo anche notare, sotto i Gemelli, un’altra stella relativamente luminosa: Procione, l’alfa del Cane Minore. Queste tre stelle, Betelgeuse, Sirio e Procione formano il “triangolo invernale”. Se ci trovassimo in un luogo bello buio noteremo che tutto quanto spiegato qui sopra, si trova a ridosso o immerso nella nostra Via Lattea, striscia lattiginosa che attraversa il cielo da Nord a Sud.

Fine primavera / Inizio estate

La natura ci sta regalando le proprie meraviglie di colori grazie all’infinità di fiori che hanno aperto i petali al cielo per potersi nutrire dei tenui raggi di Sole. Noi cerchiamo ora di chiudere il cerchio celeste. Rimettiamoci nel nostro posto “ideale” e con la comoda sdraio rivolta in direzione nord-sud aspettiamo che il cielo diventi adagio adagio più buio. “Purtroppo”, visto che ci troviamo nell’ora legale, l’oscurità tarderà di una buona ora. Siamo agli inizi di maggio e, se siamo coricati, la prima stella che vedremo proprio allo zenit, sopra di noi, sarà Regolo la stella alfa del Leone. Costellazione questa abbastanza grande e una delle poche, almeno per me, che rispecchia, stilizzato, quello che rappresenta, ossia un leone accovacciato con Regolo a indicare il gomito della zampa anteriore.

Ora che il buio si fa più fitto e che le stelle aumentano di numero, cerchiamo di immaginarcelo questo leone. Andando verso nord della larghezza di una mano troviamo la stella gamma, il collo del leone, che al telescopio è una bella doppia abbastanza stretta, con le due componenti molto vicine. Tra queste due stelle ne troviamo una un pochettino più debole (eta) che rappresenta il petto del leone e che corrisponde al radiante, il punto da dove sembrano provenire le stelle cadenti, dello sciame meteoritico delle Leonidi che ha il suo massimo il 17 di novembre.

Tracciamo ora una specie di semicerchio partendo dalla stella gamma e andando verso destra (ovest), troveremo tre stelline che formano la criniera e rispettivamente la testa del leone (in ordine la zeta, la mu e la epsilon). Andiamo ora verso sinistra (est) e tracciamo due righe parallele partendo dal “gomito” e dal “collo” fino a trovare le prossime due stelle più luminose (theta e delta) che delimitano la “pancia” e rispettivamente la “schiena” del leone e, per completare questa bella figura, ancora una mano verso sinistra troviamo la stella che ne disegna la “coda”: Denebola (beta). In ottime condizioni di cielo e con strumenti adeguati, qui ci possiamo trovare diversi oggetti del profondo cielo (galassie).

M44 (Giuseppe Donatiello)

Puntiamo ora il binocolo su Regolo e andiamo in direzione di Polluce nei Gemelli. Se ci sposteremo lentamente, circa a metà strada, ci imbatteremo in un bel “mucchio” di stelline: è l’ammasso aperto M44 detto del Presepe che in buone condizioni di buio è visibile anche a occhio nudo o almeno con la coda dell’occhio. Ci troviamo perfettamente in centro alla costellazione del Cancro, purtroppo davvero poco appariscente, formata appunto da una manciata di deboli stelle e che personalmente vedo come una sedia stilizzata con M44 appoggiato sul sedile. Con una cartina del cielo in mano possiamo spostarci ancora verso sinistra (est) dopo la punta della “coda” del leone, vedremo una stella bassa sopra l’orizzonte, poco luminosa, ma la più luminosa di tutte quelle che scorgeremo in quella parte di cielo, è Spica, l’alfa della costellazione della Vergine.

Finisco qui questo giro nell’emisfero celeste boreale. Chi, come me, è appassionato della montagna e decidesse di trascorrere una notte nelle nostre ottime capanne, potrà godere della visione del firmamento attraverso un’aria cristallina: vedrà cose che qui da noi, della “bassa”, si possono solo sognare.