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L’organizzatore della serata e responsabile SAT dell’osservatorio del Monte Lema, Gilberto Luvini, forse non se l’aspettava, o non osava sperarlo. Sono state invece ben 150 le persone che hanno deciso di non lasciarsi sfuggire l’occasione unica di osservare il pianeta Marte al suo massimo avvicinamento alla Terra degli ultimi 59’000 anni. Una schiera di appassionati e curiosi del cielo che hanno atteso fino a notte inoltrata per veder trasformarsi, al telescopio di 40 cm dell’osservatorio, quel luminoso ma quasi anonimo puntino di luce dal caldo colore del fuoco, in un intero ma freddo mondo di ghiaccio e sabbia.
Le caratteristiche osservative del fenomeno sono state esposte in una conferenza pubblica dal direttore della Specola Solare Ticinese di Locarno, ing. Sergio Cortesi, coadiuvato dal presidente della Società Astronomica Ticinese, Dr. Paolo Bernasconi. La ristrettezza della sala, capace di ospitare solo una cinquantina di ospiti, ha obbligato l’organizzazione a improvvisare la ripetizione della conferenza dopo la cena. Numerose le domande poste ai due rappresentanti della SAT, che senza mai eccedere in considerazioni tecniche hanno saputo inquadrare il fenomeno nel contesto più vasto dell’esplorazione umana dello spazio e dello sforzo internazionale volto alla costituzione, nei prossimi decenni, di un avamposto umano permanente sulla superficie del pianeta rosso. Non per caso tra il giugno e luglio scorsi tre satelliti artificiali sono partiti alla volta di Marte, approfittando del periodo dell’opposizione per ridurre al minimo il dispendio di carburante e massimizzare il carico utile, ossia la strumentazione scientifica, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente le nostre conoscenza del pianeta e fornire una risposta ai principali enigmi che da sempre lo circondano: è mai esistita acqua su Marte? E se si, questa avrebbe permesso la nascita e lo sviluppo di una qualche forma di vita, per quanto semplice?
A partire dalle 22:00, i convenuti hanno potuto mettere occhio all’oculare del telescopio della vetta, e confrontare le loro aspettative con la realtà. Il rosso vivo delle immagini mediatizzate ha così lasciato il posto a un disco dalle sfumature giallo-arancio, da cui emergeva il chiarore della calotta polare sud. I dettagli più macroscopici di una superficie che ad altipiani brillanti contrappone vaste estensioni di bacini basaltici di un grigio cupo, sfumavano e riapparivano al ritmo capriccioso della turbolenza atmosferica, resa particolarmente importante dalla bassa elevazione del pianeta rispetto all’orizzonte. Una situazione che migliorerà solo con l’approssimarsi dell’autunno, quando Marte salirà sempre più alto in cielo e anticiperà sempre di più la sua comparsa al cadere della notte, per quanto poco a poco si ridurrà di dimensione apparente.
Per i ritardatari, l’appuntamento è fissato al Monte Generoso per la notte del 27-28 agosto, o i giorni 5 e 6 settembre all’osservatorio Calina di Carona. Dopodichè Marte e la Terra, spostandosi sulla loro orbita attorno al Sole, si allontaneranno progressivamente per non tornare così vicini l’uno all’altro se non nel 2287.